Riflessioni...

...sull'autobus...
Vi ricordate quel discorso sui biglietti? Beh, c'è da aggiungere che, udite udite... esistono i controllori! E, secondo quella materia tanto poco affidabile quanto ben considerata che è la statistica, spuntano con frequenza decisamente maggiore che a Padova: su circa 20 corse ne abbiamo già trovati 2!!! A noi è andata bene, nel senso che in quei casi ci era stato consegnato il biglietto, ma d'ora in poi staremo ben attenti a richiederlo; comunque in caso ti trovino senza, semplicemente lo ripaghi: probabilmente questo vuol dire che l'autista la passa liscia, ma non siamo del tutto sicuri, magari viene richiamato, visto che dovrebbe assicurarsi lui che tutti paghino.
e dall'autobus...

Le strade. L'asfalto, come di regola nei paesi meno sviluppati (e in certe città del nordest italiano, tra Vicenza e Venezia...), fa schifo: è tutto una buca e quando piove le buche diventano piscine di varie grandezze, rendendo le “gite” in autobus alquanto mosse, una specie di giostra, con tanto di effetti sonori gentilmente offerti dai freni che stridono a tutte le fermate (tante ma tante, come direbbe qualcuno a Castellanza) e dal motore “rombante”, soprattutto in partenza. Ma ovviamente, per ripeterci, non abbiamo ancora visto niente: siamo pur sempre in città, non più in centro, ma sempre città: chissà com'è fuori! Ma dopo le voragini delle strade Filippine, la polvere di quelle keniote, e tanti racconti di situazioni ben peggiori di questa, sappiamo cosa può aspettarci...
Ma è colpa della terra o della gente? Riguardo al problema appunto dell'allagamento (per ora niente di grave) delle strade e di qualsiasi pavimentazione in città, qui portano giustificazioni geografiche, “siamo a livello del mare (!?!)”, e geologiche, “lo Yucatan è come una grande pietra, il terreno non assorbe”, per dire che l'acqua non scende, ma considerando che invece dove c'è terra non paiono esserci acquitrini, almeno finché piove spesso ma non troppo come in questi giorni, sembra piuttosto che, oltre alle effettive difficoltà naturali, le cause siano la diffusa piaga del malgoverno (corruzione, disinteresse, scarso controllo...) e un certo grado di incapacità, che combinandosi portano a strati d'asfalto troppo sottili e sistemi di drenaggio assolutamente inadeguati.
Il traffico. Per adesso non abbiamo ancora guidato, ed è meglio: non sarebbe facile, perché manca la segnaletica orizzontale e questo non sarebbe gravissimo, peccato però che i semafori non siano posti in corrispondenza dello stop, ma oltre, al di là dell'incrocio: così li si vede meglio, è vero, però a noi non abituati non verrebbe immediato fermarsi! Per muoversi si seguono alcuni stradoni principali e poi ci si insinua tra varie parallele e perpendicolari, fino a perdersi, perché è vero che così tutto è molto ordinato, però è più difficile trovare punti di riferimento; ma con l'esperienza di turisti e montanari, amiamo le cartine e ce ne siamo procurate già due, grazie alle quali abbiamo capito dove si estende questa benedetta parrocchia in cui operiamo e con le quali perdersi sarà impossibile! Per ora però l'unica strada che usiamo, che passa vicino alla chiesa e sulla quale si trova la Ciudad de la Alegrìa, è la grande arteria che taglia la città e poi prosegue verso Mérida, nello stato dello Yucatan, sulla parte nord occidentale dell'omonima penisola, della quale il nostro stato di Quintana Roo occupa invece il sud.
Soldi, dinero, money... Che considerazioni trarre dal fatto che il tipo di negozio più diffuso, dopo il supermercato (vedi oltre), è la “casa de empeños”, cioè un luogo dove impegnare di tutto, dagli orologi alle televisioni e, soprattutto, alla macchina? La voglia di comprare, efficacemente stimolata dalle molteplici e invitanti offerte degli innumerevoli negozi e dagli enormi centri commerciali modello americano, non viene fermata dalle ristrette possibilità economiche e manda in frantumi qualsiasi proposito di risparmio o gestione oculata delle finanze, per cui appena arrivano in casa un po' di soldi li si spende, per dover poi impegnare quanto di valore si può abbandonare per pagare le spese, o i debiti. Di nuovo tornano alla mente realtà simili, come le Filippine, dove tutti possedevano un telefonino, ma molti non potevano più usarlo mancando i soldi per ricaricarlo...
Il supermercato dell'assurdo (linguistico). Come in Italia, l'abbreviazione “super” perde il suo significato di “molto grande” e finisce per indicare semplicemente un negozio di alimentari &co.; qui però, come per molti altri tipi di attività, aumenta il numero di punti vendita e diminuiscono le dimensioni, per cui di “super” se ne vede uno ad ogni angolo, uno ogni cento metri, uno per isolato, ma piccoli, talmente piccoli che si è sentito il bisogno di denominarli in maniera diversa, per distinguerli da quelli “normali”: ecco allora nascere i “mini super”, simpatico paradosso creato dallo spensierato uso della lingua del popolo messicano, che ci regala anche altre perle, di cui però scriveremo prossimamente.

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