Alla Ciudad de la Alegrìa.

ELENA. Il mio lavoro alla Ciudad procede bene. Tre mattine mi dedico ai malati di Aids in una delle strutture facendo fisioterapia con tre adulti e due bimbi di 7 e 8 mesi e il tempo che avanza lo passo con gli altri bambini giocando e da questa settimana, se riesco, facendogli fare un po' di “sport” e raccontandogli qualcosa su Dio e Gesù. Oggi ho iniziato anche a lavorare nel Hogar de los Ancianos, per non sentire la mancanza dei nonnetti che ho lasciato lì in Italia, anche qui li chiamano così: abuelitos! Questa mattina ho lavorato con cinque di loro, tutti con un gran desiderio di muoversi e di raccontarsi: con alcuni di loro ho più chiacchierato che fatto fisioterapia, ma diamo tempo al tempo. Per fare riabilitazione non ho a disposizione quasi nulla, ma tanta inventiva e adattamento possono creare una buona palestra ovunque, così oggi per fare ginnastica ho sfruttato un corridoio e per far alzare los abuelitos un corrimano.
Il mio spagnolo un po' alla volta migliora: ora riesco a comprendere quasi tutto e anche se a parlare faccio ancora un po' di fatica, riesco però a farmi capire.



MATTIA. Anche il mio lavoro è partito, un po' confuso, ma è partito. Un'area dell'Hogar Cafarnaum, (quello dell'Aids) è dedicata ai bambini, che però non sono tutti malati: alcuni sono lì per problemi familiari, di povertà, di abusi... e Maira e Maria Soledad ad esempio, vivevano praticamente in strada. Secondo i progetti, nella Ciudad sorgerà in futuro anche un apposito Hogar de los Niños, ma per ora li tengono qui. Attualmente ce ne sono 10: 3 piccoli, Jorge e Monserrat (i due di Elena) e Dulce, di circa un anno e mezzo; 5 medi, un maschio Braulio, e quattro femmine, Gaby, Rocio, Marisol e Sharon, che dovrebbe andare a scuola, ma non si capisce bene quanto spesso lo faccia e se stia a casa per motivi di salute o di organizzazione (altro mistero da scoprire); infine 2 più grandi, Ada e Maira. Queste ultime sono appunto quelle con cui da una settimana ho cominciato a fare lezione: l'anno scorso avevano frequentato il 3° anno della primaria, ma non si sono iscritte al 4°, per vari problemi, così ora dobbiamo farle progredire bene perché l'anno prossimo le accettino da qualche parte senza rifiutarle perché sanno troppo poco per la loro età, o magari perfino perché permettano loro di partecipare alle lezioni già tra qualche mese solo come “uditrici”, senza fare poi gli esami. Sono molto indietro, parlano bene, leggono e comprendono abbastanza decentemente, ma scrivere e far di conto è per loro un vero dramma. Di lavoro da fare ce n'è assai, anche perché la variante meridionale dello spagnolo, quella che parlano in America Latina, pronuncia molte lettere uguali e quindi, per chi non l'ha imparato da subito, l'ortografia è un vero inferno!
Anche a livello religioso sono in ritardo, per cui una mattina la dedicheremo ad un programma intensivo di catechismo per permettere loro di ricevere al più presto la prima comunione.
Come dicevo, all'inizio la confusione dominava: i primi giorni tentavamo di studiare sui tavolini bassi da asilo, in mezzo ai bimbi che giocavano; ora stiamo nella saletta da pranzo, però non riusciamo a cominciare in orario perché lì i piccoli fanno colazione e quando arrivo devo ancora finire, poi lasciano un porcile e allora mi metto a lavare i piatti, spazzare e lavare; intanto le due si sono messe, o sono state messe, chissà, a fare vari lavori di pulizia, per cui non sono mai pronte a iniziare... Però sembra che Madre Adriana, il boss, abbia capito la necessità di un lavoro più serio, anche per abituarle ad una vita più regolata, per cui confido che nei prossimi giorni le cose miglioreranno.
Per concludere, prima di tornarcene a casa, qualche giretto volante ai bambini e un po' di cavalluccio...
Ah, confermo: la mogliettina con lo spagnolo fa progressi e secondo me da adesso in avanti migliorerà molto velocemente!


Foto: ingresso dell'Hogar Cafarnaum







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