Attualità politica

Non seguiamo molto le notizie locali, essendo senza radio o tv (per fortuna) e non avendo ancora preso la buona abitudine di comprare un giornale ogni tanto, però qualcosa captiamo dai commenti, sentiamo un po' di radio in taxi e bus e chiediamo qualche opinione ai nostri “colleghi”. Il grande argomento del periodo è lo scontro, ormai risolto, tra i due rivali candidati alla presidenza: per chi non lo sapesse, ancora quest'estate il popolo messicano ha votato, scegliendo, per pochissimi voti (come da noi), il “successore” di Vicente Fox, Felipe Calderon, del centro destra, anziché Lopez Obrador, uomo della sinistra, vicino agli uomini della nuova linea latinoamericana, come il venezuelano Chavez, che infatti si è indebitamente immischiato nella contesa. Obrador però non ha accettato la sconfitta, e ha richiesto, ancora a fine agosto, un ri-conteggio dei voti, denunciando con forza (con picchetti e manifestazioni di piazza) i sospetti di brogli. C'è stato effettivamente un conteggio di controllo, parziale, che però gli ha dato torto. La sua protesta è però proseguita per tutti i mesi seguenti, giungendo al punto di autoproclamarsi, di fronte ai mass-media e su cartelloni sparsi per le città, “presidente de México”, e di organizzare un proprio governo parallelo! Alfine, venerdì scorso, 1 dicembre, era in programma l'insediamento ufficiale, la presa di potere del presidente e si temevano sommovimenti causati dai sostenitori di Obrador, che effettivamente provarono a bloccare l'ingresso dell'avversario al palazzo presidenziale, ma tutto si è risolto senza gravi scontri, anche perché Calderon pare sia entrato da un entrata secondaria e in quattro e quattr'otto abbia concluso davanti alle telecamere la cerimonia, lasciando i manifestanti a chiedersi cosa fosse successo. Ribadendo che non siamo molto informati, possiamo però proporre qualche commento personale: da quanto avevamo seguito durante la campagna elettorale, Obrador non sembrava male, dalla nostra prospettiva “di sinistra”, con idee nuove e a favore della popolazione più povera, ma ora pare essersi rivelato per quello che realmente è, cioè un cacciatore di potere, interessato solo a se stesso e non realmente al popolo, come dimostrano gli assurdi tentativi di ottenere comunque qualcosa, in particolare quello di tirare fuori, non si sa bene da dove, un salario cospicuo, presidenziale, per se e pure per il “suo governo alternativo”; inoltre, se avesse avuto la pazienza di aspettare le prossime elezioni, dopo una sconfitta così di misura, avrebbe avuto grandi chance di farsi eleggere, ma dopo la protesta con toni da farsa montata quest'anno si è completamente bruciato. Il problema di tutta questa faccenda è il grosso danno di immagine politica rimediato dal Messico sia a livello locale che internazionale. Per quanto riguarda il presidente nuovo, vero, bisogna aspettare, si vedrà.

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