Giovedì 16 novembre

Primo giorno (buon compleanno Bea in ritardo)

Nero, blu, bianco, grigio... e di nuovo nero.

Ogni grande avventura comincia all'alba, ma noi vogliamo esagerare e alle 4.45, quando partiamo da Padova diretti a Venezia, il cielo è tutto nero perché il sole, che è astuto, si sveglierà ben più tardi! Essendo arrivati con largo anticipo, in aereoporto ce la prendiamo con calma e, dopo aver constatato con sollievo che il bagaglio con dimensioni da esodo rientra nel carico previsto, possiamo lasciarci andare all'emozione e ai saluti copiosamente liquidi: ciao famigliuole!

Dopo la dovuta radiografia a corpo e zainetti gentilmente offerta dallo staff aereoportuale e un'altra oretta di attesa, saliamo in aereo e si comincia a volare oh, oh, nel blu dipinto di blu. Sì perché ormai il sole è sorto e il cielo è sereno. Ma il volo fino a Madrid non è poi così bucolico, nonostante la fortuna del posto largo, quello a fianco all'ala, perché al posto di una dolce melodia le nostre orecchie si riempiono ben presto della sguaiata e provinciale conversazione dei tre italiani seduti dietro di noi e soprattutto perché la gentile compagnia Iberia decide di approfittare delle nuove norme antiterrorismo che ti impediscono di portarti da bere in aereo: non ti offrono nulla, neanche il pane e acqua delle low cost, imponendoti così la tremenda scelta tra la disidratazione da aria condizionata e il salasso da acquisto.

Ma, lamentele a parte, arriviamo tranquilli alla prima tappa. Altra attesa e nuovo decollo. Per fortuna la pioggia che ci ha accolto a Madrid finisce presto e così ci gustiamo il colore e l'immensità dell'atlantico. Viaggiamo, tra un sonnellino e l'altro, verso ovest, quindi guadagniamo ore e mentre in Italia si fa sera noi rimaniamo alla luce, anche se ormai grandi nuvoloni bianchi riempiono il cielo, e così non vediamo più il mare, ma ci sentiamo un po' come Bastian in groppa a Fucur...

Il video con la carta geografica ci mostra che dopo qualche turbolenza di troppo la trasvolata oceanica è ormai quasi finita, abbiamo passato Cuba e siamo già sopra la penisola dello Yucatan. Ma non è qui giù, a Cancun, che dovevamo andare? Sì, peccato che per come abbiamo organizzato il volo ci toccherà andare fino a Città del Messico e poi prendere un altro aereo!

La luce comincia a scemare, è tardo pomeriggio anche qui, adesso, ma non è questo che toglie fascino al panorama: il problema è che tra qualche nuvola meno “fantasiosa” e le prime avvisaglie del leggendario inquinamento della capitale, ora il grigio domina il cielo. Scendiamo verso Ciudad de México, che oltre che inquinata dev'essere anche molto grande, a quanto dicono. Effettivamente sembra essere proprio così: continua a crescere, da case sparse a piccoli agglomerati, poi grandi quartieri, zone industriali, stradoni e via via fino a riempire la visuale. Chissà se un giorno verremo qui, a visitarla, a perdercisi.

Si scende, si aumenta la collezione di visti sul passaporto, (il che vuol dire che adesso per almeno 3 mesi siamo a posto, poi si vedrà), si recuperano le valigie, che da brave sono arrivate senza creare problemi, si cambiano un po' di soldi, si passa la dogana, ancora senza problemi, si sperimenta la difficoltà di trasportare tutto quel bagaglio in giro per l'aereoporto, ma le valigie con le ruote fanno miracoli, e si arriva infine al nuovo check-in: è il giro di boa dell'avventura volante, perché qui si scoprirà se accetteranno il nostro bagaglio anche per questo volo interno, o meglio quanto ci costerà. Ma siamo missionari, no? E l'accompagnamento divino sembra funzionare anche per queste piccolezze, così dopo che gli addetti al controllo bagagli ci hanno messo in difficoltà con il loro spagnolo chiusissimo, il simpatico uomo dei biglietti non solo ci parla in maniera comprensibile ma visto che veniamo da un volo intercontinentale ci fa passare tutto il carico senza supplementi. Qualche altra ora di attesa ed eccoci al terzo decollo di giornata, ma ormai siamo talmente avvezzi alla cosa che ne abbiamo persi alcuni, già addormentati.

Sono le 23 ora locale, le 06 di venerdì in Italia, quando atterriamo a Cancun, valigie comprese, che brave! Il nero della notte ci accoglie fuori dall'aereoporto, ma per fortuna non solo questo: scansato l'assalto dei tassisti ecco che ci viene incontro un Legionario di Cristo, li riconosci subito, dal sorriso e dall'abbigliamento, a fugare ogni nostro timore che ci abbandonassero lì (timori non del tutto infondati visto che scopriremo poi che senza l'intervento provvidenziale di Padre Nivardo sarebbero venuti a prenderci il giorno dopo). Il nostro autista e guida introduttiva è il simpatico Padre Alejandro, nuovo di qui, che ci accompagna a casa della famiglia che ci ospiterà per questo primo periodo: Adriana e Pepe (Josè, che in questa settimana è fuori casa per un ritiro) sono personaggi importanti della chiesa di qui, essendo formatori degli evangelizzatori a tempo pieno, ma soprattutto sono molto gentili e ospitali: “mi casa es vuestra casa” e così siamo a posto!

Bene, that's all folks, messaggini alle family e via a letto per recuperare le fatiche del lungo viaggio.

Alla prossima puntata!

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