Sabato 9

Gita! Adriana e Pepe, che ci ospitarono per i primi 10 giorni, ci avevano invitato a partecipare all'inaugurazione di un centro dell'E.C.Y.D.: la sigla significa Educaciòn, Cultura Y Deporte (sport), ma “alla fin fine” (sempre per citare qualcuno che sta a Castellanza) è l'equivalente dei nostri gruppi giovanili parrocchiali, magari un po' più caratterizzato, come certi gruppi di AC o altri, essendo la sezione giovanile del Regnum Cristi, il movimento laico dei Legionari di Cristo, che come molti movimenti può sembrare esagerato quanto a sentimento di identità e appartenenza, però risulta utile perché stimola partecipazione e impegno e perché ha buoni obiettivi e metodi, anche se, come tutta la religiosità di qui, abbastanza vecchio stile, ma di questo scriveremo un'altra volta...
Tornando alla gita, la caratteristica importante, speciale ed unica di questo centro, dedicato al caro pontefice Juan Pablo II, è l'ubicazione: si trova dalle parti di Chetumal, grande città della zona sud dello stato di Quintana Roo, precisamente a Blancaflor, pueblo (villaggio) sperduto in mezzo alla selva, raggiungibile grazie ad una stradina stretta ma ben messa, fiancheggiata dalla vegetazione, che si stacca dalla strada principale poco prima di Chetumal e prosegue per circa 40 km. É terra Maya, come noteremo dai tratti somatici, dai vestiti di alcune donne, bianchi con bordi ricamati a grandi fiori dai colori vivaci, e da qualche canto in lingua. È appunto il primo centro ECYD rurale: è stato costruito grazie al finanziamento del fondo degli Evangelizzatori a tempo pieno, però con il lavoro della gente locale. Si tratta di un terreno recintato, con vialetti di sabbia e ghiaia, che comprende cinque belle casette con pareti in muratura e legno e tetto in legno e fogliame, un campo da calcio già segnato ma ancora da livellare e seminare, un'area all'aperto con tavoli per feste e celebrazioni e infine una struttura con giochi per bambini, con scivolo, corde e una parete con prese per arrampicata. Da quanto scopriremo poi nei vari discorsi, il progetto prevede anche una cucina e una sala da pranzo e più avanti perfino un centro medico, che però sarà preceduto, già tra poco, dall'istituzione di un giorno mensile di visite e dalla distribuzione di farmaci.
Dopo un lungo viaggio, iniziato alle 6 di mattina dal centro città (il che vuol dire per noi alzarci alle 4.30 e uscire alle 5 per aspettare un autobus, che non ha orari...), alle 11 arriviamo, con grande soddisfazione di Martìn, autista corpulento (bell'eufemismo!) che ormai disperava che la strada portasse da qualche parte. Lì troviamo la gente del villaggio ad aspettarci lungo la strada, o meglio ad aspettare chi sarebbe arrivato un po' dopo di noi: Adriana e Pepe, grandi ideatori e sostenitori del progetto in quando coordinatori degli evangelizzatori, e soprattutto l'obispo (vescovo) della prelatura di Cancun-Chetumal (enorme e assai popolata), il nostro amico Pedro Pablo. Le ragazzine e qualche ragazzino lo accolgono con canti e urli modello bans da GREST o ACR e con, sorpresa, una bellissima statua bianca (rarità) della Virgen de Guadalupe, amatissima e adoratissima patrona del Messico sulla quale un post non mancherà. Pedro Pablo risponde all'accoglienza con gioia e passione, lanciando altri bans, benedicendo poi la statua e infine guidando la processione che, sulle note dell'immancabile canto “La Guadalupana”, la porta al centro del centro, dove viene collocata tra le foto di rito. Il vescovo è proprio forte, dinamico e vicino alla gente: pensare che con il suo predecessore Blancaflor ha dovuto aspettare 16 anni per una visita, mentre questa è già la sua terza, in soli due anni di carica. La sua vena simpatica e vivace si nota anche nella messa che segue (con inclusa cerimonia di incorporazione all'ECYD e pure 3 cresime) e nei saluti che precedono il pranzo, gentilmente preparato e offerto a tutti dall'organizzazione locale, e che Mattia pare apprezzare, visto che divora 9 tacos e se ne prepara altri 3 con escabeche, una specie di sfilacci di pollo bagnati nel brodo.
Durante il pranzo, sketch teatrali: un monologo, recitato da un ragazzo con ottima memoria, sul niño Gesù disperato perché a Natale tutti festeggiano senza nemmeno invitare lui, il festeggiato, e si fanno milioni di regali, a tutti tranne che a lui; e uno intitolato “Segunda posibilidad”, con un figliol prodigo che dilapida la fortuna del padre in alcol e baldorie e terminati i soldi si impicca, sul serio, ma, sorpresa!, il padre aveva previsto che sarebbe andata a finire così e aveva quindi sistemato a dovere la “trave da corda” affinché si rompesse facendo cadere sull'aspirante suicida una lettera e del denaro per ricominciare diversamente. Niente male come effetto scenico finale! Seguono due testimonianze davvero profonde e toccanti, in particolare quella di un ragazzo prima “terribile” e ora felice di aver incontrato il Signore, che lo ha rimesso sulla strada giusta.
Alle 16 si riparte per il viaggio di ritorno, ancor più lungo a causa della pioggia e dell'oscurità, così arriviamo a Cancun alle 22. Nonostante il bilancio orario sia quindi decisamente negativo, quello dell'esperienza è invece ottimo, perché in generale ci siamo divertiti, ma ancor di più per ciò che abbiamo conosciuto: un centro proprio bello, della gente semplice ma buona, un villaggio, da quel poco che si poteva intravedere, povero ma decoroso e una grande opera di Juan, evangelizzatore e formatore di questa comunità.

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